Lunedì ore: 07.30 a.m.
Ancora assonnato accendo il motore della mia auto nuova acquistata otto mesi fa. Direzione: lavoro.
Come ogni giorno, stesso tragitto, mi immetto nella rotonda.
Poi di colpo “Crash”, un rumore secco, a lato. Non capisco, mi fermo. D’istinto, guardo lo specchietto retrovisore e vedo una macchina bianca prima rallentare poi accelerare e passare oltre. Scendo e realizzo che il fanale destro è a penzoloni ed il paraurti è ammaccato. L’auto bianca non ha rispettato la precedenza e mi ha tamponato. Mi giro per prendere gli estremi, non è lontana ma la targa è coperta dal fango e non riesco a leggere. Ed ora?
Triste e sconsolato, mi reco alla stazione della Polizia Locale per denunciare l’accaduto. L’agente di Polizia interroga il sistema di lettura targhe. Alcune immagini lo intercettano ma le telecamere non riescono a leggere la targa a causa del fango che disturba la visuale. Scorre altre immagini. Poi d’un tratto: è lui!! Una telecamera, l’unica, è riuscita a catturare chiaramente e perfettamente il numero di targa del pirata ed ha permesso di risalire all’intestatario del veicolo. L’agente mi confessa che tra tutte è la telecamera più performante che hanno, ed è diversa dal resto nonostante l’impianto sia nuovo. Peccato che di Selea ce ne sia una sola.
Una storia tra tante, che però apre una riflessione su quanto sia rilevante per le Forze dell’Ordine avere a supporto le videocamere nella loro operatività, non solo come strumento di prevenzione dei crimini; ma soprattutto sull’importanza di un’adeguata gestione del denaro pubblico, affinché sia impiegato per reperire della strumentazione di comprovata qualità, che sia effettivamente e fattivamente utile.